Niente di futuribile, questa volta. Nessun prospetto in evoluzione, nessun baby fenomeno destinato a diventare negli anni uno dei protagonisti assoluti del calcio mondiale.
Il profilo di oggi è più un allarme, relativo al talento assolutamente straordinario di un giocatore che tutta Europa apprezza e che l'Italia non può lasciarsi sfuggire senza almeno concedere l'onore delle armi.
Abbiamo imparato da tempo, ormai, a sconfiggere pregiudizi vari riguardanti ruoli associati a nazionalità. Non è raro vedere brasiliani disimpegnarsi alla grande in difesa, piuttosto che in porta, spesso con risultati anche migliori rispetto a quelli dei loro pari ruolo europei. Soprattutto nell'ottica di un calcio votato all'attacco, un calcio totale di cui (lo avrete capito) chi vi scrive è sostenitore accanito, è indispensabile non concedere nessun giocatore in nessuna delle due fasi all'avversario, rendendo dunque assolutamente indispensabile che chiunque possa disimpegnarsi praticamente con la stessa abilità sia nell'atto di offendere che in quello di difendere. Troppo banale, ma sicuramente utile anche ai profani, può essere l'esempio dell'Inter di Mourinho e della rivoluzione che il tecnico portoghese ha apportato allo stile di gioco nerazzurro, in cui i centravanti fungono da primi terzini quando la squadra subisce l'iniziativa avversaria, ed in cui i centrali difensivi (Lucio è un maestro in questo) sono i primi a dare il là alle più ficcanti ripartenze.
Giocatori con questo genere di mentalità risultano assolutamente fondamentali per il successo a grandissimi livelli, ed il protagonista di questo articolo incarna perfettamente quello che chi ama questo tipo di football non può che considerare come il prototipo del difensore del futuro.
David Luiz Moreira Marinho è reduce dallo strepitoso successo in campionato del Benfica. Le aquile di Jorge Jesus, paragonato in patria (frettolosamente, c'è da dire) a Josè Mourinho, sono ritornate al successo dopo l'exploit firmato Giovanni Trapattoni, mettendo però in pratica un calcio molto piacevole ed armonioso, eseguibile solo da interpreti dediti al sacrificio da un lato, e dall'altro dotati di qualità superiori.
David Luiz, come anticipato, è uno degli assoluti protagonisti di questa squadra, è il perno del reparto arretrato delle Aguias, incarnando il suo ruolo in una maniera talmente unica da renderlo quasi indefinibile.
Difficile da decifrare dove finisca lo stopper e dove inizi il playmaker, in virtù di un abbinamento strepitoso di fisicità, tecnica e visione di gioco che, associate ad un atletismo da purosangue, ne fanno uno degli emblemi del calcio moderno.
La sua favola inizia, come spesso accade nei futuri protagonisti della SuperLiga portoghese, dal Brasile. David Luiz nasce infatti a Diadema, nello stato di San Paolo, il 22 aprile del 1987. Inizia presto ad interessarsi di calcio, tanto fin da bambino viene inserito nei quadri giovanili del Vitoria, club di Salvador de Bahia, club con cui a soli 16 anni firma il suo primo contratto da calciatore professionista.
Con la casacca dei Leao da Barra inizia una parabola inarrestabile, lanciato dalla lungimiranza di Renè Simoes, che lo colloca dapprima sulla fascia sinistra della difesa, ruolo in cui vengono affinate le sortite offensive del ragazzo, per poi impiegarlo principalmente come centrale difensivo, posizione in cui il suo talento verrà definitivamente consacrato.
Seguono le prime convocazioni nelle nazionali brasiliane di categoria, in particolare con l'Under 20 verdeoro, che gli consente di partecipare al Sudamericano 2007 in Paraguay, e di dare ampia risonanza alle sue prestazioni anche in Europa.
Il più lesto ad approfittarne è dunque il Benfica che, prima con un prestito semestrale, poi con un acquisto a titolo definitivo, concede la fiducia e le cure necessarie affinche il germoglio possa sbocciare in uno dei più bei fiori del calcio mondiale.
I paragoni illustri non tardano ad arrivare, si va da Lucio a Nesta, scomodando comunque il clichè del difensore moderno e totale. Il suo metro e 89 centimetri, abbinato agli 89 chili di muscoli gli permettono di non sfigurare nemmeno nell'uno contro uno e nella marcatura a uomo (retrò ma sempre necessaria), completando una gamma di caratteristiche impossibile da non notare.
Pensiero peraltro condiviso dai maggiori club europei, Barcellona in testa, che da un paio di stagioni hanno iniziato a bussare con insistenza sempre maggiore alle porte dell'Estadio Da Luz.
Servono soldi, ne servono tanti, ma uno così deve essere preso. Per forza.
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